Ecologia, Conflitto sociale e Giornalismo

biocentrismo

Ecco una opportunità per approfondire nella psicologia del conflitto, questa volta a livello meso (tra i gruppi sociali), e nel ruolo del giornalismo:

http://www.ecodibiella.it/it/web/la-diga-di-masserano-invasa-da-bracconieri-e-immondizia-11415/sez/territorio/

Dall’ articolo trasluce un timore a una futura carenza di risorse (“tra cinque anni in diga non si pescherà più niente”), ed alle conseguenze negative dell’inquinamento dei boschi circostanti… Per quanto giustificati, questi timori collegati alle origini non-italiane dei presunti autori nutriscono sentimenti di paura inconsapevole verso l’immigrazione, paura comprensibile soprattutto in questi tempi in cui l’Italia dà all’Europa una lezione di umanità accogliendo il flusso di rifugiati e salvando migliaia di vite nel Mediterraneo – e che un lettore che posta l’articolo su Facebook, nello stesso spirito umanitario transferisce verso i romeni (scegliendo cosi le vittime “legittime” per incanalare la violenza che provoca su di se questa paura).

Rispetto alla sostenibilità ambientale, ecologia compresa, questa viene intimamente vincolata alla sustentabilitá sociale ed económica. La povertá ha un peso sostanziale nell’ equilibrio ecologico: “Le decisioni prese da persone che non hanno i bisogni fondamentali soddisfatti sono decisioni urgenti, non c’è tempo per pensare alle conseguenze sull’ambiente quando si tratta di nutrire la famiglia o di sopravvivere.” (Q.F. Beatriz Olivet, División Control y Desempeño Ambiental de la DINAMA, Uruguay, 2013): https://www.youtube.com/watch?v=nrKqqd8IX7w.

E la povertà non è una scelta, la povertà è opera dell’uomo, anzitutto del’uomo che ha i bisogni fondamentali soddisfatti e vuole sempre di più.

Poi, é triste che nel nome della Natura e dell’Ambiente si arrivi a diffondere/rafforzare sentimenti ostili verso certe collettività umane. L’articolo non indica l’origine degli autori, ma il mero riferimento alla loro origine straniera basta per dar luogo alle generalizzazioni (come quella che fa il commento su Fbk), che hanno proprio questo effetto –rafforzare sentimenti ostili verso certe colettività umane, lasciando al lettore la scelta del collettivo di turno (oggi sono i rumeni, un domani chi lo sa…).

Anche a me, come persona con alta coscienza ecologica ed impegno nell’educazione di pace, disturbano questo genere di comportamenti antiecologici, e per questo m’interessa andare alla ricerca di soluzioni che si concentrino sulle cause, non sui sintomi di questo fenomeno. Rimanendo sul territorio della cura degli ecosistemi naturali, “Integrare piuttosto che segregare” – uno dei principi della permacultura ( https://permaculturapirineus.wordpress.com/2014/05/04/la-esencia-de-la-permacultura/). Ed educazione – uno dei sette ambiti di azione di permacultura (https://permaculturapirineus.files.wordpress.com/2013/12/la-flor-holmgren.jpg) anziché sanzioni.  In effetti, l’articolo si conclude su una nota di ottimismo con la prospettiva di una giornata di sensibilizzazione che dovrebbe rappresentare l’inizio di una collaborazione, ma non con delle persone che sono parti in questo conflito (i perpetratori), ma con “enti, istituzioni e soggetti del territorio”, al fine di fare fuori gli intrusi (“Potrebbe essere l’inizio di una collaborazione finalizzata a ridare alla diga la tutela che merita”).

Forse c’è la paura che concentrandosi sull’integrazione e l’educazione di queste persone che usano mezzi inaccettabili per perseguire obiettivi legittimi (il sostentamento, quando non la sopravvivenza) metterebbe a rischio il benessere degli italiani, timore rinforzato dall’attuale crisi sistemica. Tuttavia, al di là del denaro ci sono così tante risorse che aspettano di essere scoperte con creatività, buona volontà e la cooperazione tra le persone che vogliono davvero la trasformazione sociale per il bene comune.

La vera sfida del giornalismo di pace é la ricerca, trovare degli isomorfismi, esempi di casi simili risolti con successo, e diffonderli insieme alla segnalazione delle situazioni reali e inquietanti. Diffondere delle informazioni sulle risorse – tra cui la mediazione –destinate alla ricerca di soluzioni. Ci sono così tanti giornalisti di talento e impegno per il bene comune, che hanno bisogno di formazione in giornalismo di pace per contribuire a ridurre la violenza culturale che legittima la violenza diretta sulla Natura ed i suoi elementi.

Non dimentichiamoci que la Natura non é fatta solo di alberi, fiumi e pesci, ma anche di persone. Gli esseri umani, sia autoctoni sia portati dal mare o dal vento, siamo elementi dell’ecosistema, non avveleniamoci tra di noi per amore all’ambiente.

Vedi anche:

https://auratrifu.wordpress.com/2015/08/01/peace-journalism-a-global-debate/

https://www.transcend.org/tms/2015/08/the-psychology-of-projection-in-conflict/

https://auratrifu.wordpress.com/2015/06/16/la-pobreza-la-narrativa-emergente-sdgs-y-los-hechos-en-casa/