New year wishes

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Wish no. 1: copying peace rather than violence, for instance from ASEAN and the Nordic Community, making peace self-reinforcing.

Wish no. 2: reporting violence less prominently, more toward the end of newspapers-TV-radio news, and reporting peace upfront.

Wish no. 3:  understanding war better, not only how many killed but how many bereaved; understanding peace better as model for others.

Wish no. 4: introducing Yin/Yang in Western thought: no totally good or bad humans or states around; they are all improvable mixtures.

Wish no. 5: linking the good in ourselves to the good in others for peaceful cooperation, yet keeping the bad in mind, for security.

Wish no. 6: identifying unsolved conflicts and unconciled traumas that may lead to violence; solving the conflicts, healing the traumas.

Wish no. 7: globalizing traditional intra-state human rights to rule out killing and exploitation across state borders.

Wish no. 8: adding animal to human rights to reflect how much we have in common, like families, joy and grief, cooperation, symbiosis.

Wish no. 9: globalizing democracy giving voice to all affected by a decision, via UN, or directly by referenda across state borders.

Wish no. 10: dialoguing with the most belligerent–USA-Israel-UK-Turkey–to identify their legitimate goals and how they can be met.

And the erratic climate? A modest wish: a deeper understanding than a one-factor linear relation in a very complex finite world.

Source and full article: https://www.transcend.org/tms/2017/01/new-year-old-wishes-left-and-right/

Ecologia, Conflitto sociale e Giornalismo

biocentrismo

Ecco una opportunità per approfondire nella psicologia del conflitto, questa volta a livello meso (tra i gruppi sociali), e nel ruolo del giornalismo:

http://www.ecodibiella.it/it/web/la-diga-di-masserano-invasa-da-bracconieri-e-immondizia-11415/sez/territorio/

Dall’ articolo trasluce un timore a una futura carenza di risorse (“tra cinque anni in diga non si pescherà più niente”), ed alle conseguenze negative dell’inquinamento dei boschi circostanti… Per quanto giustificati, questi timori collegati alle origini non-italiane dei presunti autori nutriscono sentimenti di paura inconsapevole verso l’immigrazione, paura comprensibile soprattutto in questi tempi in cui l’Italia dà all’Europa una lezione di umanità accogliendo il flusso di rifugiati e salvando migliaia di vite nel Mediterraneo – e che un lettore che posta l’articolo su Facebook, nello stesso spirito umanitario transferisce verso i romeni (scegliendo cosi le vittime “legittime” per incanalare la violenza che provoca su di se questa paura).

Rispetto alla sostenibilità ambientale, ecologia compresa, questa viene intimamente vincolata alla sustentabilitá sociale ed económica. La povertá ha un peso sostanziale nell’ equilibrio ecologico: “Le decisioni prese da persone che non hanno i bisogni fondamentali soddisfatti sono decisioni urgenti, non c’è tempo per pensare alle conseguenze sull’ambiente quando si tratta di nutrire la famiglia o di sopravvivere.” (Q.F. Beatriz Olivet, División Control y Desempeño Ambiental de la DINAMA, Uruguay, 2013): https://www.youtube.com/watch?v=nrKqqd8IX7w.

E la povertà non è una scelta, la povertà è opera dell’uomo, anzitutto del’uomo che ha i bisogni fondamentali soddisfatti e vuole sempre di più.

Poi, é triste che nel nome della Natura e dell’Ambiente si arrivi a diffondere/rafforzare sentimenti ostili verso certe collettività umane. L’articolo non indica l’origine degli autori, ma il mero riferimento alla loro origine straniera basta per dar luogo alle generalizzazioni (come quella che fa il commento su Fbk), che hanno proprio questo effetto –rafforzare sentimenti ostili verso certe colettività umane, lasciando al lettore la scelta del collettivo di turno (oggi sono i rumeni, un domani chi lo sa…).

Anche a me, come persona con alta coscienza ecologica ed impegno nell’educazione di pace, disturbano questo genere di comportamenti antiecologici, e per questo m’interessa andare alla ricerca di soluzioni che si concentrino sulle cause, non sui sintomi di questo fenomeno. Rimanendo sul territorio della cura degli ecosistemi naturali, “Integrare piuttosto che segregare” – uno dei principi della permacultura ( https://permaculturapirineus.wordpress.com/2014/05/04/la-esencia-de-la-permacultura/). Ed educazione – uno dei sette ambiti di azione di permacultura (https://permaculturapirineus.files.wordpress.com/2013/12/la-flor-holmgren.jpg) anziché sanzioni.  In effetti, l’articolo si conclude su una nota di ottimismo con la prospettiva di una giornata di sensibilizzazione che dovrebbe rappresentare l’inizio di una collaborazione, ma non con delle persone che sono parti in questo conflito (i perpetratori), ma con “enti, istituzioni e soggetti del territorio”, al fine di fare fuori gli intrusi (“Potrebbe essere l’inizio di una collaborazione finalizzata a ridare alla diga la tutela che merita”).

Forse c’è la paura che concentrandosi sull’integrazione e l’educazione di queste persone che usano mezzi inaccettabili per perseguire obiettivi legittimi (il sostentamento, quando non la sopravvivenza) metterebbe a rischio il benessere degli italiani, timore rinforzato dall’attuale crisi sistemica. Tuttavia, al di là del denaro ci sono così tante risorse che aspettano di essere scoperte con creatività, buona volontà e la cooperazione tra le persone che vogliono davvero la trasformazione sociale per il bene comune.

La vera sfida del giornalismo di pace é la ricerca, trovare degli isomorfismi, esempi di casi simili risolti con successo, e diffonderli insieme alla segnalazione delle situazioni reali e inquietanti. Diffondere delle informazioni sulle risorse – tra cui la mediazione –destinate alla ricerca di soluzioni. Ci sono così tanti giornalisti di talento e impegno per il bene comune, che hanno bisogno di formazione in giornalismo di pace per contribuire a ridurre la violenza culturale che legittima la violenza diretta sulla Natura ed i suoi elementi.

Non dimentichiamoci que la Natura non é fatta solo di alberi, fiumi e pesci, ma anche di persone. Gli esseri umani, sia autoctoni sia portati dal mare o dal vento, siamo elementi dell’ecosistema, non avveleniamoci tra di noi per amore all’ambiente.

Vedi anche:

https://auratrifu.wordpress.com/2015/08/01/peace-journalism-a-global-debate/

https://www.transcend.org/tms/2015/08/the-psychology-of-projection-in-conflict/

https://auratrifu.wordpress.com/2015/06/16/la-pobreza-la-narrativa-emergente-sdgs-y-los-hechos-en-casa/

“Peace Journalism – A Global Debate”

By Meah Mostafiz – TRANSCEND Media Service

Peace Journalism is defined likewise “when editors and reporters make choices – of what to report, and how to report – that create opportunities for society at large to consider and value non-violent responses to conflict” (Lynch and McGoldrick, 2005) Peace journalism shows backgrounds and contexts of conflicts; hears from all sides; explores hidden agendas; highlights peace ideas and initiatives from anywhere at any time. (Lynch 2005)

According to Reporting the world (2013), Peace Journalism advocates change in journalism, but it is not trying to turn journalism into something else. Research shows that reports of violence and devastation are prevailing, in most reporting of conflict, most of the time. Therefore there is need to give peace a chance – and that’s peace journalism.

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Go to original: https://www.transcend.org/tms/2015/07/peace-journalism-a-global-debate/

¿Crisis o mal(sobre?)consumo?

En nuestras sociedades occidentales nos encontramos con servicios públicos recortados, desempleo creciente, extensión y acentuación de la pobreza, violencia en aumento…

https://www.youtube.com/watch?v=IDJvVS5jaKI&feature=youtu.be

https://auratrifu.wordpress.com/2015/06/16/la-pobreza-la-narrativa-emergente-sdgs-y-los-hechos-en-casa/

Estos fenómenos diluidos con frecuencia por lxs responsables políticxs y los medios de comunicación tradicionales en la palabra “crisis”, se siguen acompañando por otro fenómeno — aún menos presente en el discurso público (y cuando lo es suele formar parte de una nueva estrategia de mercado del sistema económico global), — el sobreconsumo.

Comida que se altera en las neveras y acaba en los vertederos o, con un poco de condimento en nuestros platos de nuevo, islas de plástico en los océanos y playas de desechos tecnológicos en países del África (por poner solo un ejemplo), convertidos en nuestros vertederos.

http://www.rtve.es/television/20120606/portada-ciberbasura-sin-fronteras/533464.shtml

https://www.youtube.com/watch?v=Ta8HaHP_9rE

La ropa, el calzado, son otros grandes contaminadores y así los juguetes que compramos para lxs niñxs y muchos de los productos para nuestras actividades de ocio. La lista podría continuar para ejemplificar como simples acciones diarias convergen para mantener en función un gran mecanismo que provoca actos de violencia contra la Natura y perpetúa, desde los tiempos del colonialismo, crueldades contra seres humanos en tantos lugares  del mundo. Con solo dos ejemplos — la esclavitud infantil y los niños soldados — ya tenemos más que suficiente para sentir el puñetazo en el estomago que nuestra conciencia nos propicia.

https://lavozdebida.wordpress.com/2015/05/17/lo-que-esconde-la-moda/

Nuestra crisis doméstica de los últimos años es solo el agua que nos llega a entrar por debajo de las puertas porque el gran río ha salido de su cauce.

Pensemos en soluciones: ¿Sacar el agua a cazos o construir presas con sacos de arena en los lindes de nuestras calles detendrá el aluvión? Trasladarse a la cima de la colina — al alcance de muy pocxs, sobre todo de lxs que no tienen escrúpulos en salvarse del ahogamiento ahogando a sus vecinxs – ¿es tu opción? ¿Subir al arca de lxs elegidxs, rezando ser elegidx?

Esta crisis doméstica del mundo occidental es una llamada a despertarse de una crisis más profunda, una crisis de valores, en la que nos fuimos imperceptiblemente sumergiendo desde hace mucho tiempo.

El diluvio no es siempre destrucción, a condición de que nos ayudemos a agarrarnos a los troncos que llegan flotando y, una vez alcancemos una orilla, nos pongamos a reconstruir entre todxs y para todxs nuestro hogar. Una manta seca, una sopa caliente y un abrazo. No hace falta más para apreciar el milagro que es la vida.

http://despiertaalfuturo.blogspot.com/2013/07/comunidades-autosuficientes-en-auge.html

https://www.youtube.com/watch?v=HcEqSPRPgpQ

https://acampadabcninternacional.wordpress.com/2013/09/02/cooperativas-y-autogestion-thessaloniki-ontheroad-j-team-12-20082013/

http://www.nodo50.org/consumirmenosvivirmejor/